IL LINGUAGGIO VISUALE: archeologia e marketing
by Emmanuel Anati, Origini dell’arte e della concettualità
Perché il linguaggio visuale?
Perché nella comunicazione umana il linguaggio visuale è così importante?
Perché nella comunicazione marketing la tecnica di visual storytelling è continuamente applicata nelle strategie di mercato?
Perché c’è una costante evoluzione, su tutti i social, di un tipo di comunicazione che punta sempre di più sulle immagini, e sui video, e meno sulle parole?
La risposta è nel nostro DNA.
La risposta è presente in maniera genetica nel nostro modo di vedere e considerare la realtà che ci circonda.
Una constatazione analizzata e sviluppata dal marketing, ma studiata anche molto da chi si occupa di civiltà antiche, di quei gruppi umani che non hanno lasciato nulla di scritto (sotto forma di parole) … ma solo immagini.
Il linguaggio visuale è il primo gradino verso la scrittura.
L’immagine è il modo ancestrale e atavico che abbiamo in noi stessi per comunicare informazioni e sensazioni.
Il linguaggio dell’alba della nostra specie umana è lo stesso linguaggio che abbiamo oggi noi.
Un linguaggio che, una volta trovata la chiave, possiamo riattivare.
Una chiave che veicola e comunica informazioni.
Uno strumento di fare marketing che io uso molto nel mio lavoro: www.francescapontani.it/portfolio/wanderer-ovvero-visual-storytelling
Quindi: archeologia vs marketing …
Quindi il lavoro e lo studio che l’archeologo fa del mondo antico (molto antico) non è qualcosa di così distante dalla nostra concreta realtà quotidiana, come in genere si pensa.
Ma anzi (in questo caso) le analisi dei comportamenti e delle produzioni “artistiche” degli uomini antichi si rivelano uno strumento utile e prezioso per capire i meccanismi che alimentano il modo di ragionare e pensare dei nostri potenziali clienti.
L’Archeologia e la Preistoria ci spiegano e ci danno in mano degli strumenti utili e potenti per le nostre strategie di marketing !
Dall’arte preistorica al visual marketing
L’arte preistorica mostra un tipo di comunicazione profondamente radicata in noi, una lingua universale, identica, su tutta la Terra: dall’Australia, all’Africa, all’Europa, all’America, alla Cina, alla Scandinavia.
Lo studio dell’arte preistorica ci porta a capire proprio il linguaggio visuale.
Quel linguaggio visuale così importante oggi per chi ricerca un contatto con il proprio pubblico, un contatto continuativo, un contatto diretto con una interazione e una sollecitazione di attenzione costante.
Un linguaggio visuale che faccia breccia nelle emozioni dei nostri clienti, come oggi la neuroscienza ha confermato:
“sollecita, tocca le emozioni di una persona e avrai una maggiore probabilità di influenzare la sua presa di decisione”.
Ed è per questo che le tecniche di visual storytelling fanno prima “sentire” (un’emozione, un odore, una sensazione, un ricordo) e poi pensare.
Efficaci immagini e video evocano emozioni potenti.
Le emozioni guidano le decisioni.
Dal particolare al globale
Nei processi analitici ed immaginativi studiati nell’arte preistorica si nota la tendenza a cercare di rappresentare, e quindi capire, i particolari, i dettagli soprattutto, invece che rappresentare “scene” e “situazioni” complesse e strutturate.
Sembra che uno dei paradigmi ricorrenti nel comportamento umano, da sempre, sia quello di anteporre, nel ragionamento, il particolare al globale.
Prima di tutto la nostra mente si dedica ai dettagli, che forse sono più immediatamente accessibili al nostro meccanismo associativo.
La visione d’insieme, che si presenti molto complessa o estremamente semplice, quando viene raggiunta, è sempre una fase successiva del nostro processo analitico.
Si parte perciò dal particolare, poi il nostro meccanismo associativo lo collega con altri particolari già in memoria, cercando una sintesi, fino a giungere ad una visione “logica”, il cui livello di “obiettività” può essere variabile.
Questo è il modo di lavorare sia con lo storytelling che con il visual storytelling: raccontare procedendo per step successivi di complessità.
Il messaggio iniziale deve essere chiaro, semplice e circoscritto. Solo successivamente verrà sviluppato e reso più articolato e complesso.
Il messaggio/l’informazione che dobbiamo trasmettere al nostro pubblico di riferimento sarà più complesso e articolato una volta che i nostri utenti/clienti/ammiratori saranno entrati dentro quella storia che noi stiamo sviluppando, dopo cioè che avranno assorbito gli strumenti di base visuali-concettuali che noi stessi avremo dato loro.
Ma se tutto questo processo di coinvolgimento lo facciamo con le immagini: tutto il messaggio risulta sviluppato, rafforzato e consolidato all’ennesima potenza … !
Un gruppo di Aborigeni Aranta
Un gruppo di aborigeni Aranta nell’Australia del Nord, per esempio, ha l’abitudine di dipingere la preda prefissa su una roccia prima di andarla a cacciare.
Le ragioni di questa pratica sono molteplici e complesse, ma la più semplice di esse, anche se non sempre cosciente, sembra essere l’esigenza di acquisire piena consapevolezza della preda tramite l’atto della figurazione.
Alla domanda forse volutamente semplicistica di Lewis Mountford:
”Perché devi dipingere il soggetto prima di cacciarlo?”
l’etnologo si è sentito rispondere dal cacciatore aborigeno:
”Come è possibile cacciare senza prima dipingere?”…