STORYSELLING: il senso del meraviglioso
STORYSELLING:
IL SENSO DEL MERAVIGLIOSO
Perché ci piace così tanto abbandonarci ad una storia?
«The realm of fairy-story is wide and deep and high and filled with many things: all manner of beasts and birds are found there; shoreless seas and stars uncounted; beauty that is an enchantment, and an ever-present peril; both joy and sorrow sharp as swords. In that realm a man may, perhaps, count himself fortunate to have wandered, but its very richness and strangeness tie the tongue of the traveller who would report them. And while he is there it is dangerous for him to ask too many questions, lest the gate should be shut and the keys be lost»*.
—J.R.R. Tolkien, “On Fairy-Stories”, in The Monsters and the Critics and Other Essays
credere nel meraviglioso
Quando ascoltiamo una storia efficace, ci viene spontaneo credere.
Succede perché la nostra mente e il nostro sistema di pensiero funzionano in modo narrativo.
Siamo psicologicamente coinvolti (e travolti) perché partecipiamo emotivamente a una storia che ci fa identificare con il protagonista, con le sue lotte, con i suoi problemi, con le sue proposte e le sue promesse.
il consumismo e il senso del meraviglioso
Abbiamo una fede incondizionata in ciò che acquistiamo:
crediamo che quel prodotto combatta la cellulite, che quel giornale dica la verità, che quel politico manterrà le sue promesse, che quel caffè sia decaffeinato.
Siamo continuamente immersi in situazioni di sospensione dell’incredulità.
La maggior parte delle affermazioni che sentiamo in giro sono indimostrabili. Accogliamo le informazioni perché crediamo siano vere.
Ciò che conta è la percezione di credibilità che abbiamo nel momento in cui accettiamo e compriamo quel prodotto/servizio.
“IL MONDO SECONDARIO”. IMMAGINARIO, MEMORIA, NARRAZIONE E CONSUMO.
Il dispositivo biologico di sopravvivenza umana che chiamiamo memoria è narrativo, tende al senso del meraviglioso e vive costantemente nel Transfer di Gruen. La narrazione asseconda tutti i nostri sensi, perché parla ad ognuno di questi: vista, udito, tatto, olfatto e gusto hanno tutti una struttura narrativa e sfruttano la memoria, che funziona psichicamente su vettori narrativi.
I nostri sensi recepiscono il reale, le vibrazioni, le onde sonore e da qui si producono memorie grazie alle quali cumuliamo conoscenza, integriamo nel nostro patrimonio esperienze e generiamo le nostre identità personali e professionali.
Per questo motivo la narrazione è costitutiva della specie umana: perché dà corpo, peso e sensazione alla memoria umana (e del consumo) che si cristallizza in identità individuali, collettive, sociali.
Questo tipo di memoria è tripartita perché allo stesso tempo appartiene
al regno fisico-biologico,
emotivo-affettivo
e cognitivo-mentale
ed è definita anche memoria autobiografica secondo la neuroscienza.
La memoria autobiografica non ricorda la realtà semplicemente così come essa è; non può essere così neutrale, ma attribuisce significati ulteriori alla realtà, sotto forma di immagini, modificandola in un racconto personale, all’interno di un set di ricordi (“auto-racconti”) che a loro volta orientano le nostre traiettorie di vita.
E’ la nostra immaginazione che interviene, colorando ed elaborando continuamente i nostri ricordi in quello che gli scienziati chiamano “mondo secondario” (Secondary World), cioè la dimensione del nostro immaginario che funziona sempre all’interno del mondo primario.
PER QUESTO MOTIVO
.
E la tua narrazione
di impresa
o di prodotto?
- ha un format narrativo?
- come si imprime nella memoria della tua audience?
- agisce sull’immaginario e sul ricordo?
- quale ”mondo secondario” genera?
Se hai bisogno di una consulenza
o
per progettare insieme
una comunicazione marketing
per il tuo prodotto/azienda/struttura ricettiva/professione
puoi scrivermi
ti aspetto!
* “Il regno della favola è ampio, profondo, alto e pieno di molte cose: lì si trovano tutti i tipi di animali e uccelli; mari sconfinati e stelle così numerose da essere incalcolabili; la bellezza è un incantesimo, e un perenne pericolo; sia la gioia che il dolore sono affilati come spade. In quel regno un uomo può, forse, considerarsi fortunato ad avere vagabondato, ma la sua stessa ricchezza e stranezza legano la lingua del viaggiatore che vorrebbe denunciarli. E mentre è lì, è pericoloso per lui fare troppe domande, perché il cancello potrebbe chiudersi e le chiavi andare perse”.